Il Piano Nazionale Anticorruzione: contesto normativo e contenuti
Il Piano Nazionale Anticorruzione espone un quadro unitario e strategico di programmazione delle attività per prevenire e contrastare la corruzione nel settore pubblico e fornisce indicazioni utili alle amministrazioni per la redazione i loro piani triennali per la prevenzione della corruzione.
La Legge 190 del 6 novembre 2012, entrata in vigore il 28 novembre 2012, esplicita le “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”. Lo strumento attuativo di questa legge è il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), predisposto dal Dipartimento della Funzione pubblica e approvato l’11 settembre 2013 in via definitiva dalla Civit oggi A.N.A.C. (Autorità Nazionale Anticorruzione).
Il Piano Nazionale Anticorruzione indica tra i suoi destinatari, oltre alle pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici economici come l’Agenzia del Demanio o le autorità portuali e gli enti di diritto privato in controllo pubblico, ovvero gli enti controllati in qualche misura (con partecipazione azionaria o diritto di nomina dei vertici o dei componenti degli organi) come la Reti Ferroviaria Italiana, enti di livello nazionale o regionale/locale.
I contenuti del PNA sono strutturati in tre sezioni: la prima espone gli obiettivi strategici e le azioni previste, da sviluppare nel triennio 2013 – 2015; la seconda illustra la strategia di prevenzione a livello di ciascuna PA e contiene le direttive alle PA per l’applicazione delle misure di prevenzione, tra cui quelle obbligatorie per legge; la terza contiene indicazioni circa le comunicazioni dei dati e delle informazioni al Dipartimento della Funzione Pubblica.
Il Piano è inoltre corredato da Allegati e da Tavole sintetiche contenenti le misure da applicare e le relative tempistiche.
Ogni amministrazione quindi, tenendo conto delle indicazioni contenute nel piano, deve a sua volta predisporre degli specifici piani triennali di prevenzione della corruzione che contengano tutte le misure di prevenzione obbligatorie per legge e misure ulteriori decise in autonomia, e che individuino i soggetti e le aree di rischio. È necessario inoltre esplicitare gli interventi formativi programmati per il personale coinvolto e le sanzioni previste in caso di violazione.
Il Responsabile Anticorruzione deve essere scelto tra i dirigenti dell’amministrazione che abbiano una posizione stabile (la durata della designazione è pari alla durata dell’incarico) e deve poter disporre di un supporto adeguato di risorse umane, strumentali e finanziarie (nei limiti della disponibilità di bilancio dell’amministrazione).
Egli è responsabile della politica di trasparenza dell’organizzazione stessa perciò al momento della sua designazione bisogna tener conto di non creare possibili situazioni di conflitto di interesse tra i ruoli che si andranno a ricoprire.
Il PNA può, qualora l’organizzazione interessata lo avesse adottato, essere integrato con il Modello di Organizzazione e Gestione ai sensi del Decreto legislativo 231 del 01 estendendo sostanzialmente il numero dei reati possibili. I reati di riferimento sono quelli contenuti nel Titolo II Capo I del Codice Penale (ad esempio peculato, abuso di ufficio..).
Tutti i dati e le misure introdotte nei singoli piani devono essere comunicate in via telematica su specifici format al Dipartimento della Funzione Pubblica in ottica anche di condivisione e di miglioramento delle misure e degli strumenti di prevenzione. Il Dipartimento, infatti, elabora i dati ricevuti in un report riepilogativo che utilizza poi per promuovere la diffusione di “buone pratiche”.
Stefano Bonetto
Consulente senior e Membro ODV 231
Marzo 2014
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